Descrizione estesa
La mostra racconta il percorso artistico di Liberati, pittore nato a Castelfranco di Sotto nel 1943 e scomparso poco più di un anno fa, la sua ultima opera fu il cencio del Palio dei barchini 2024. La mostra sarà visitabile nei giorni di sabato 15 novembre dalle 15 alle 19, domenica 16 dalle 10 alle 19, lunedì 17 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 e martedì 18 dalle 10 alle 19.
La mostra racconta il percorso artistico di Liberati, pittore nato a Castelfranco di Sotto nel 1943 e scomparso poco più di un anno fa, la sua ultima opera fu il cencio del Palio dei barchini 2024. La mostra sarà visitabile nei giorni di sabato 15 novembre dalle 15 alle 19, domenica 16 dalle 10 alle 19, lunedì 17 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 e martedì 18 dalle 10 alle 19.
Il percorso artistico di Liberati comincia da ragazzo, quando i professori di scuola superiore, si accorgono che il giovane è portato per il disegno. Dopo gli studi, con i primi soldi che guadagna, decide di affinare questo talento e comincia a prendere lezioni private di pittura, approfondisce lo studio della storia dell'arte e inizia a dipingere in modo sistematico, le prime opere della sua produzione risalgono agli ultimi anni '60. Per lui, che poi diventerà un imprenditore del settore calzaturiero, la pittura per tutta la vita sarà una seconda attività, “Quando ero bambino dipingeva in soffitta, la notte quando tornava dal lavoro – racconta il figlio Fabrizio – quando poi le scale della soffitta divennero impraticabili per lui, nella maturità inoltrata, si ricavò una stanza attigua alla casa dove dipingeva”.
Insomma una passione che lo ha portato a indagare vari stili e soprattutto la realtà in un percorso artistico lungo circa 60 anni.
Agli esordi Liberati si ispira alla pittura Macchiaiola, da buon toscano, nato nello stesso paese del più celebre Puccinelli, riparte da dove si era fermata l'indagine pittorica figurativa della seconda metà dell'ottocento, ma presto comincia a sperimentare nuovi stili, nuove forme fino a una maturità artistica che passa per un' interessante esperienza che lo riporta verso un minimalismo pittorico, o forse più un primitivismo, che lo avvicina in qualche modo a una corrente che in Italia non ebbe troppo successo, ma che in Francia fece parlare di sé all'inizio del '900: i fauve. Qui Liberati elabora un suo stile, che non è immune dalla tradizione pittorica toscana. Ma anzi nella semplificazione della figura e dei volumi, Liberati recupera l'importanza delle “cubature”, elemento fondamentale nello sviluppo della grande pittura toscana del tardo medioevo, che ne quadri del nostro pittore scandiscono la pittura degli angoli di Castelfranco di Sotto. Le tele della fine degli anni '90 raccontano la sua Castelfranco; rompe gli schemi della prospettiva, usa coloro puri, ma non perde il senso del volume nelle architetture, ma anzi le evidenza, rendendole le vere protagoniste delle sue opere. Insomma un pittore che pur cercando di superare il realismo e il naturalismo non riesce a rinunciare alla sua identità di toscano ma questo sicuramente non è un difetto, ma anzi la dimostrazione di un'identità culturale importante. Ne nasce una nuova lettura degli angoli del centro storico di Castelfranco, che indaga con occhi nuovi che portano in sé lo stupore e la semplicità di un bambino a dimostrazione che Liberati in quelle opere manifesta un percorso artistico, dove progressivamente si è spogliato di tutte le sovrastrutture della cultura pittorica più ricercata.
Non solo Renzo Liberati nella sua carriera artistica si cimenterà anche con il tema sacro, andando quasi alla riscoperta di luci e forme preraffaellite, ritrovando una purezza e una semplicità espressiva che colpiscono il fruitore dell'opera e che danno la dimensione di un spiritualità forse ancora un po' ottocentesca ma nel complesso innovativa.
La sua curiosità per il mondo rappresentato sulla tela, poi lo porterà a cimentarsi con buoni risultati nella ritrattistica umana e degli animali, famosi sono i suoi cani, una serie di ritratti di animali, nati per premiare i vincitori delle mostre canine.
Anche quando nel corso degli anni si cimenterà con il vedutismo, per lo più a Follonica doveva si trasferiva in estate, non lo farà mai in modo pedissequo, ma cercherà sempre nuove strade per interpretare i fenomeni naturali, affrancandosi dalla tradizione del realismo toscano e cercando nuove strade.
“La mostra su Liberati, che ci permette di dare un utilizzo nuovo agli spazi della mediateca – spiega l'assessore alla cultura Nicola Sgueo - è un tributo a un pittore che oltre ad essere un castelfranchese, negli anni è stato un intellettuale della nostra realtà di provincia, aderì anche alla 'Collettiva dei pittori castelfranchesi'. Le sue opere dimostrano che il suo dipingere non era solo porre il colore sulla tela in modo ordinato, ma nei suoi quadri c'è una ricerca. Un pittore coraggioso nella sua onestà, che una volta padroneggiate le tecniche, non si è tirato indietro di fronte alle sfide del pennello, affrontando anche il ritratto, dove alle volte riesce anche a incanalarsi in un'indagine quasi psicologica del soggetto, ma con tecniche nuove. Alla fine il risultato è quasi sempre piacevole e sicuramente di tutto rispetto, in un mondo dove molti provano a dipingere, ma pochi diventano pittori. Ci fa piacere come amministrazione comunale guidata del sindaco Mini, dare risalto al lungo lavoro di Liberati, che credo si meriti questa e molte altre mostre, magari anche su piazze più importanti di Castelfranco di Sotto”.